domenica 16 dicembre 2007

Benvenuti a Tucson, Arizona

Tucson e gli aerei da meditazione


Beppe Severgnini, Tucson, Arizona. Confindustria dovrebbe portarci i nostri giovani imprenditori, quest'estate: se vogliono, possono considerarla una vacanza. Un posto arido e torrido, con poche leggi e molta aria condizionata, è diventato una delle città più dinamiche d'America: strumenti ottici e computer, difesa e sport, ottima università e luoghi di cura. Californiani avventurosi e neo-pensionati del nord si trasferiscono qui, e la popolazione aumenta a balzi: siamo a un milione, ma nel deserto di Sonora c'è posto per tutti. Vengano a Tucson, i nostri industriali: capiranno come si mastica il futuro. Vengano anche quelli che in Italia scrivono le regole barocche che scoraggiano le assunzioni, aumentano i costi, mortificano le idee e complicano la vita: c'è da imparare anche per loro. Non si tratta di adottare il modello sociale americano: teniamoci pure la famiglia e le piazze, la sanità e l'istruzione pubblica, che sono il marchio di fabbrica della nostra civiltà. Ma rendiamoci conto che il mondo ha accelerato: se non vogliamo restare indietro, dobbiamo inventare qualcosa. Quanti anni hanno avuto le nostre industrie tessili per prepararsi allo choc cinese? Dieci, dalla decisione nel 1995 di far decadere gli accordi commerciali che regolamentavano le importazioni tessili verso la UE dai paesi terzi. E' offensivo dire che, forse, non è stato fatto tutto quello che si poteva fare? Qui in America dieci anni sono un secolo, in Arizona qualcosa di più. A Tucson ero stato a metà degli anni '80 e a metà degli anni '90: l'unica cosa che è rimasta uguale sono i grandi cactus "saguaro", che disegnano il cielo al tramonto. Perché l'America - quella asciutta e dinamica, non l'altra, dogmatica e imperiale - va studiata. Perché ancora nasconde alcune chiavi del futuro. Gli europei che venticinque anni fa hanno intuito le potenzialità della tv commerciale hanno fatto i soldi (in Italia, anche una carriera politica). Chi, quindici anni fa, ha capito la forza e i meccanismi della grande distribuzione (outlet, shopping mall) ha avuto successo. Ebbene: credete che oggi non ci sia niente da imparare/imitare/importare? Tre esempi, tra i tanti. Qui ci sono supermercati senza cassieri (il cliente passa i prodotti davanti al lettore ottico, paga e se ne va); e internet ad alta velocità non è solo un mezzo più veloce, ma uno strumento nuovo che permette di fare cose nuove (c'è in ogni albergo, come la doccia e il televisore). La generazione affollata e benestante dei "baby-boomers" - nata dopo la II Guerra Mondiale - s'avvia alla pensione, e negli Usa le stanno organizzano il "buen retiro": nuovi passatempi, nuove cure, nuovi prodotti finanziari. Qui in Arizona ci hanno aggiunto cieli azzurri, ristoranti messicani, strade larghe, campi di golf, cliniche efficienti e i Fleetwood Mac nell'autoradio. Anche in Europa esistono i neo-sessantenni benestanti, e chiedono le stesse cose. Ma in Italia ce li stiamo facendo scappare, convinti che il paese di Leonardo non debba sistemare la Salerno-Reggio Calabria. Vengano a Tucson, i nostri giovani imprenditori, invece di scambiarsi complimenti per il colore della Cayenne sul ponte di una barca. Consiglio un luogo di meditazione. Hacienda del Sol, sotto le Catalina Mountains, all'ora del tramonto, quando su questa città che sembra fatta col Lego s'accendono i neon: in quel lago di luci c'è l'eterna infanzia dell'America. La macchia scura a sinistra è invece il "cimitero d'aeroplani" della Davis-Monthan Air Force Base. Uno spettacolo mozzafiato: cinquemila apparecchi che una volta erano moderni aspettano la fine nel sole e nel buio. Se in Italia non vogliamo finire così, diamoci una mossa.

1 commento:

PaoloRP ha detto...

Una situazione da far tremare i polsi.